La Grotta di Chitarridd

La vista mozzafiato che si può ammirare all'interno della grotta del famoso brigante materano.

Il parco della murgia è meta di numerosissimi turisti, giustamente attratti dalle bellezze del territorio che si possono godere effettuando delle escursioni e non solo. Un tempo, in questa zona nella periferia a Nord Est di Matera, i contadini, gli allevatori ed i cavatori materani si guadagnavano la sopravvivenza. Tuttavia in contrada Murgecchia, nei pressi del Santuario di Santa Maria della Palomba, tra il 1870 ed il 1890,  in alcune caverne vi era il nascondiglio di un noto bandito materano.

grotta chitarrid

26 aprile 1896

In una grotta in località Murgecchia, sottostante il Santuario della Palomba, muore, all’età di soli 34 anni, Eustachio Chita, brigante materano, più noto col soprannome di “Chitarrid”, ossia piccolo Chita, per la sua piccola statura.

Nato nel 1862 da una famiglia di contadini possidenti, il piccolo Eustachio vive un’infanzia non proprio felice, con un padre violento e aggressivo e una madre assente, troppe volte costretto a subire violenze e soprusi che formeranno negativamente il suo carattere di adolescente prima e uomo adulto dopo.

Giovanissimo lascia dunque la famiglia per iniziare un vagabondaggio tra Basilicata, Puglia e Calabria alla ricerca di lavori saltuari come agricoltore, pastore e operaio, sempre conservando un carattere asociale e violento, e di lui non se ne saprà più nulla in città.

Rientrato poi a Matera, conduce vita riservata e solitaria, fatta di rapine, estorsioni e accuse di omicidi vari, per i quali verrà perseguitato dalle forze dell’ordine che tuttavia non riusciranno mai a catturarlo.

Egli infatti trova rifugio in una caverna della Gravina di Matera, detta ancora oggi “Grotta di Chitarrid”, un nascondiglio con un letto di roccia, un angolo per il consumo del cibo e una piccola apertura sulla Gravina, eventuale via di fuga.

E proprio qui viene trovato e ucciso con un colpo d’ascia alla testa da tre uomini, suoi conoscenti e parenti. Si pone così fine ad una leggenda vivente, quella di un uomo oscuro e sconosciuto ai più, colpevole di ogni fatto malavitoso e che tanto scompiglio ha creato in città.

Nel marzo 1900, quattro anni dopo la sua morte, Cesare Lombroso, esperto in fisiognomica, chiede di poter portare il suo corpo al Museo di Antropologia Criminale di Torino, per studiarlo nei suoi tratti somatici, alla ricerca di anomalie e impronte tipiche di personalità criminali.

Delle sue spoglie si sarebbero ad oggi perse le tracce, per cui il caso Eustachio Chita resta un caso irrisolto, di un bandito sanguinario, brigante o capro espiatorio, mai condannato, e “Chitarrid” personaggio della storia locale divenuto leggenda.

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